domenica 12 agosto 2018

Prigioniero della Russia

"La Russia mi folgorò, provai da subito un sentimento di profonda appartenenza. Difficile spiegare, ... non saprei dire, ma c'era qualcosa che mi faceva sentire a casa.”


Così Ennio Bordato, un operatore di aiuti sociali italo-russi, raccontava il suo primo incontro con il mondo russo avvenuto nel lontano 1981. Leggendo la sua testimonianza proprio pochi giorni dopo il mio rientro da un pellegrinaggio in Russia a luglio, ho sentito profondamente vere queste sue parole, le ho sentite mie.

La Russia non è un luogo che visiti, come un traguardo turistico qualunque. Non è neanche un paese con qualche meta di pellegrinaggio, come può capitare altrove con santuari presenti qua e là.
La Russia è la "Santa Russia", è tutta santa, impregnata di spiritualità in tutte le sue fibre. Un misticismo anche arcaico (gli infiniti boschi di betulle, gli inverni interminabili), una spiritualità magari non immediatamente cristiana (il culto della madre terra, la severità delle forme, il rispetto dell’autorità, qualunque sia). Ma da cui il cristianesimo russo trae poi la sua anima più profonda, più vera: l’austerità delle forme religiose, l'architettura sacra, sintesi perfetta tra Oriente e Occidente, l'immutabilità dei riti liturgici e la loro maestosità (e lunghezza).
Nella Santa Russia, dopo i massacri bolscevichi, il terrore staliniano e il totalitarismo comunista durato più di 70 anni, rifiorisce il monachesimo con nuovi monasteri, con innumerevoli nuove vocazioni di giovani uomini e donne; si ricostruiscono le parrocchie e le chiese; si riprende a studiare la storia ridando valore anche culturale alla fede di un popolo che, in fondo, questa fede non l’ha mai perduta. E che l’ha conservata nelle ore più buie, forse proprio per trasmetterla a noi occidentali nell’ora presente.

E la Russia è la "Madre Russia": è una madre che ti accoglie e che ti afferra, con la sua possenza e maestà; è una madre che ti schiude il suo spazio interiore nella vastità dei paesaggi, nelle immense praterie disseminate qua e là di chiesette con le cupole d’oro, nella solennità delle architetture, nella grandiosità dell'urbanistica moscovita. Una madre che ti nutre e ti consola nell’ora del dubbio, quando pensi che non sia possibile essere moderni e cristiani, e invece ti mostra che è possibile, e che lo è persino in modo naturale, quasi ovvio. 
La Russia è un paese a cui ti senti legato, in debito di gratitudine: perché, anche a nome nostro, esso ha sperimentato nei trenta lustri passati abissi di terrore e vette di maestà, e ha forse anticipato quella che sarà a breve la sorte del nostro Occidente. 

Questa maternità della Russia coincide più propriamente con la Chiesa Russa, che è madre come ogni chiesa, e che in Russia si identifica in tutto e per tutto con il popolo e con il suo territorio.
Ma la maternità della Santa Russia si snoda anche attorno alla Madre di Dio, la SS. Vergine Maria. È Lei la protettrice del popolo russo.
Ed è Colei che da ultimo anche da Fatima si vuole prendere cura di questa nazione, e chiede che essa sia solennemente consacrata al Suo Immacolato Cuore. 
Solo così la Santa Russia potrà svolgere il ruolo che Dio le ha assegnato per questo tempo nostro, tempo tribolato e a rischio di perdizione. 

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