Non sono ormai più solo fuori parrocchia, ma persino fuori diocesi. In mezzo ai pini e agli orsi.
Una specie di eremo, insomma.
Riscopro la vita - fatte le debite proporzioni, ovviamente - di San Serafino di Sarov, di San Romedio, dello stesso San Francesco nella sua permanenza forzosa a La Verna.
Il primato della preghiera.
Ma mai senza anche la preoccupazione nel cuore per la Chiesa tutta, per le persone a me affidate, per il mondo.
Don Divo Barsotti insegna: Non puoi vivere l'unione col Cristo senza una vera solidarietà con tutti gli uomini.
E viceversa.
Allora può davvero darsi che l'uscita dalla crisi attuale della Chiesa sarà prodotta unicamente attraverso quelle anime che sapranno rendersi solidali con i membri, i più peccatori, della Chiesa stessa - facendosi "uno" con i loro peccati - come Teresina, come Francesco, come tutti i più grandi santi.
Come il Cristo sulla croce.
Ma per sentire il primato di questo identificarsi col peccato del mondo, con il peccato degli stessi cristiani, probabilmente il vivere appartati, eremiti esiliati, è un buon punto di partenza.
Almeno speriamo.
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